Tussilago farfara
Linnaeus - Fam. Asteraceae
Tossillaggine, Farfaro
foto M. Gottardi
A fine inverno-inizio primavera dal rizoma spuntano gli scapi fiorali, che portano un solo capolino, e successivamente le foglie.
Le foglie basali, che spuntano dopo che l’infiorescenza è appassita, sono provviste di un lungo picciolo tomentoso; hanno forma cordata, suborbicolare o poligonale, larghe 5-10 cm, con margine dentellato. La pagine superiore è liscia, verde glabrescente, mentre quella inferiore è di colore biancastro per la presenza di un fitto tomento.
Le foglie caulinari sono squamiformi, lanceolate, alterne, rossastre, molto appressate al gambo.
L’infiorescenza è gialla, composta internamente da fiori tubulosi ed esternamente da fiori ligulati.
I frutti sono acheni cilindracei provvisti di un pappo biancastro, sericeo.
E’ una pianta diffusissima in tutta Europa ed Asia, talvolta infestante, presente in Italia su tutto il territorio, dal livello del mare fino a 2500 m di quota. Predilige i terreni pesanti, marnosi ed argillosi, umidi o acquitrinosi.
L’uso prolungato può provocare danno epatico, quindi è opportuno l’uso per brevi periodi e ad opportuna diluizione.
La lanugine nella parte inferiore delle foglie veniva un tempo usata come innesco nelle armi da fuoco, mentre le foglie secche venivano fumate nella pipa per curare l’asma.
Da distinguere dal Farfaraccio (Petasites hybridus (L.) Gaertn.), anche questa pianta appartenente alle Asteraceae, le cui foglie, pur simili, hanno dimensioni molto più grandi, fino a raggiungere i 90 cm; i rizomi, ridotti in polvere, venivano anticamente usati per togliere macchie ed imperfezioni dalla pelle.