Sonchus oleraceus L.

Sonchus oleraceus L.
Fam. Asteraceae
Crespigno, Cicerbita, Lattarolo

Sonchus oleraceus

Sonchus oleraceus fiori

Sonchus oleraceusfoglie

Foto Mario Gottardi

Scheda botanica a cura di M. Gottardi

Pianta erbacea annua o bienne, alta sino a 1 m, con radice fittonante e con fusto eretto, gracile, cavo, generalmente molto ramoso e foglioso in alto. Tutta la pianta emette, ove recisa, un abbondante liquido lattiginoso.
Le foglie sono polimorfe, molli al tatto, opache, con alla base 2 orecchiette che abbracciano il fusto; quelle inferiori sono tondeggianti ed incise, lunghe 12-18 cm, quelle superiori sono sessili, spatolate e dentate al bordo, roncinate-pennatopartite.
I fiori, riuniti in capolini corimbosi, sono tutti ligulati, di colore giallo, con stimmi verdi, talvolta rossastri verso l’esterno. Alla base dei capolini sono situate brattee lanceolate verdi. La fioritura si prolunga da marzo ad ottobre.
Il frutto è un achenio bruno e fusiforme, troncato all’apice, compresso, costolato e rugoso, coronato da un anello di lunghi peli semplici.
E’ una pianta comunissima in tutta Europa, che cresce nei campi e nei terreni concimati, lungo i muri ed i bordi delle strade, in ambienti antropizzati, dalla costa fino a 1700 m di quota ca.. In Italia è presente in tutte le Regioni.
Il Crespigno è una pianta piuttosto polimorfa, confondibile in particolare con il Crespigno spinoso (Sonchus asper), parimenti commestibile. Quest’ultimo si differenzia per le foglie spesse, pungenti, di colore verde scuro lucente, con orecchiette arrotolate alla base, per il fusto robusto e poco ramoso e per gli acheni costolati, ma non rugosi.
Tutte le specie di Sonchus sono originarie del bacino del Mediterraneo, ma sono state involontariamente introdotte anche nel continente americano ed in Australia.
L’origine del nome del Genere è molto antica; esso è citato già da Teofrasto, per indicare una pianta che potrebbe essere identificata in una delle specie di Sonchus spontanee, presenti nel bacino del Mediterraneo.
Il termine oleraceus deriva dal latino olus, termine con cui veniva indicata la verdura in generale, i Fagioli ed i Cavoli.
In cucina si usano le foglie basali del Crespigno, raccolte in rosetta, che vengono consumate crude in insalate miste, quando sono ancora piccole e tenere, oppure cotte, da sole o mescolate ad altre verdure. Anche i giovani getti vengono mangiati crudi, o cotti nelle minestre e nelle frittate. Quando però il fusto si innalza, occorre tralasciare la raccolta, perché il gusto diviene sgradevole.
La radice veniva un tempo essiccata, torrefatta ed utilizzata come succedaneo del caffè.
Il Crespigno contiene inulina, uno zucchero assimilabile anche dai diabetici, ed inoltre mannite, mucillagini, sali minerali e sostanze amare.
Ha proprietà depurative e disintossicanti del fegato, coleretiche e colagoghe, rinfrescanti, emollienti ed astringenti, proprietà simili a quelle possedute dal Tarassaco, (Taraxacum officinale), descritto in altra scheda.
Il Crespigno ha una grande ricchezza di latice, che sgorga abbondante là dove reciso; forse fu questa sua caratteristica ad indurre Plinio a scrivere, erroneamente, che esso favorisce la secrezione lattea, credenza mantenuta fin quasi ai giorni nostri. Il botanico inglese William Coles, vissuto nel XVII secolo, sosteneva ad esempio che le scrofe, seguendo un loro misterioso istinto naturale, sapessero che il latice possa incrementare la loro produzione di latte.

Attenzione: gli impieghi farmaceutici, fitoterapici ecc. sono riportati a scopo meramente informativo; si declina pertanto ogni responsabilità sugli utilizzi a scopo curativo, cosmetico, alimentare ed altri.

 

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