Solanum dulcamara L

Solanum dulcamara L.

Fam. Solanaceae

Dulcamara, Corallini, Vite selvatica               

Solanum dulcamara fiori

Solanum dulcamara frutti                              

Foto Mario Gottardi

 

 

Scheda botanica a cura di M. Gottardi

Pianta arbustiva perenne, con fusto lungo fino a 2-3 m, lignificato in basso, molto ramificato, strisciante o rampicante.

Le foglie sono alterne lungo il fusto, ovato-lanceolate, con picciolo alato, apice acuto e base cordata. Quelle inferiori sono intere, mentre le superiori sono spesso divise in 2-3 segmenti, di cui quello centrale è il più grande.

I fiori sono ermafroditi, attinomorfi, disposti a gruppi di 10-20 in cime ombrelliformi, che si originano nel lato opposto delle foglie. Il calice è formato da 5 sepali triangolari, mentre la corolla è rotata e formata da 5 petali concresciuti lanceolati, dapprima disposti orizzontalmente, poi ripiegati all’indietro, di colore blu-violetto intenso, con alla base una macchia verdastra bordata di bianco. Gli stami, in numero di 5, hanno antere di colore giallo dorato vivace. La fioritura avviene da giugno a settembre.

I frutti sono bacche ovali, prima verdi, poi gialle, infine di colore rosso brillante a maturità (da cui il nome popolare di “Corallini” dato alla pianta).

E’ una specie piuttosto comune, relativamente igrofila, che cresce in luoghi umidi e freschi, nei boschi ripariali, nelle macchie, sulle rive dei fossati e dei canali, dalla costa fino a 1500 m di quota ca.. In Italia è presente in tutte le Regioni.

I nome del Genere deriva dal latino Solanum = “Conforto”, e ciò per le proprietà medicinali della pianta. Il nome specifico dulcamara significa invece “dolce e amaro”; ciò in riferimento al sapore del succo, prima amaro, poi dolce, fenomeno dovuto alla trasformazione della solanina presente nel succo stesso in zuccheri, per effetto della idrolisi operata dalla saliva.

Le piante appartenenti alla Famiglia delle Solanaceae, di cui fa parte anche la Dulcamara, sono state sempre guardate con sospetto e da evitare, ed in parte a ragione, perché sono per lo più tossiche o velenose, come la Patata, il Pomodoro, il Tabacco, la Belladonna, il Giusquiamo, la Mandragora e lo Stramonio. Queste peculiarità contagiarono persino John Ruskin e, sulla scia della sua teoria, secondo la quale agli animali ed alle piante è attribuito lo spirito vitale, espresso simbolicamente dalla forma e dal colore, tutte le Solanaceae sarebbero l’incarnazione dello spirito del male: in esse, scriveva, troviamo piante apparentemente innocue, ma che, in realtà, fanno parte di una tribù dedita al male, tribù che ha per regina la Morella ed accoglie il Giusquiamo, la Mandragora delle streghe e la maledizione peggiore dell’uomo moderno, il Tabacco.

La Dulcamara contiene solanina e dulcamarina, sostanze alcaloidi molto tossiche; occorre quindi fare molta attenzione a questa pianta, perché i principi attivi in essa contenuti possono provocare intossicazioni anche molto gravi. L’avvelenamento è provocato soprattutto dall’ingestione delle bacche e si manifesta con vomito, diarrea e crisi respiratoria.

Piuttosto comune nei campi, negli incolti e nelle aree ruderali è anche Solanum nigrum, pianta parimenti velenosa, detta popolarmente “Erba morella”, poiché le bacche a maturità sono di colore nero, lucido e brillante, mentre i fiori hanno la corolla bianca.

Attenzione: gli impieghi farmaceutici, fitoterapici ecc. sono riportati a scopo meramente informativo; si declina pertanto ogni responsabilità sugli utilizzi a scopo curativo, cosmetico, alimentare ed altri.

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