Sambucus nigra L.
Fam. Caprifoliaceae
Sambuco nero, Sambuco comune
Foto Mario Gottardi
Scheda botanica a cura di M. Gottardi
Arbusto o piccolo albero caducifoglio, monoico, alto fino a 8-10 m, con chioma disordinata, ombrelliforme, rami ricchi di midollo, corteccia lenticellata, prima verde, poi grigio-bruna, suberosa e profondamente solcata.
Le foglie sono opposte, imparipennate, formate da 5-7 foglioline ellittico-lanceolate, acuminate all’apice, lunghe 10-15 cm, con margine seghettato, di odore sgradevole se stropicciate.
I fiori, riuniti in dense infiorescenze ombrelliformi, sono piccoli, bianchi o giallognoli, con odore dolciastro, quasi privi calice, con corolla a 5 lobi e 5 stami con antere gialle.
I frutti, che maturano in agosto-settembre, sono piccole drupe rotonde, grandi 0.5 cm ca., con superficie lucida e violaceo-nerastra, raccolte in grappoli penduli, con peduncoli rossi.
E’ una specie mesofila e relativamente sciafila, che predilige suoli freschi e profondi, nitrificati.
Vegeta nei boschi umidi ed ombrosi ed in aree ruderali, negli incolti, ai margini delle strade, nelle siepi, ecc, dalla pianura fino a 1200 m di quota ca..
E’ una pianta a rapida crescita, molto comune, presente in tutta Europa, ed anche in Italia è reperibile ovunque.
Il legno del Sambuco non è di alcun valore; coi rami giovani si costruivano un tempo cerbottane e zufoli. Foglie fiori, bacche e corteccia rivestivano invece notevole importanza in campo fitoterapico, ove erano largamente impiegati.
Varie parti della pianta contengono sostanze tintorie: verdi le foglie, blu-lilla le bacche, nera la corteccia.
Il termine “Sambuco” veniva dato nel Medioevo a diversi strumenti musicali, tra cui un tipo di flauto ricavato dal suo legno, alla cornamusa e ad alcuni strumenti a corda.
I suoi frutti, ricchi di vitamina C, possono essere mangiati (pochi) anche crudi, ma prevalentemente con essi si ottengono marmellate lassative, bevande rinfrescanti ed alcoliche. Sono molto appetiti anche dall’avifauna.
Un tempo si curava la tosse con un tè di fiori messi in infusione; i fiori stessi possono essere consumati fritti, in frittate e frittelle.
La pianta era considerata, nella medicina tradizionale, una vera panacea, ed in particolare nel Tirolo veniva chiamata “La farmacia degli dei” per le sue molteplici proprietà ed applicazioni; i contadini si inchinavano sette volte davanti al Sambuco, perché altrettanti erano i doni che da vesso ricevevano.
Il “Flauto magico”, nelle leggende germaniche, era ricavato da un ramoscello di Sambuco svuotato del midollo, ed il suono che se ne traeva proteggeva dai sortilegi.
Anche Mozart, nell’opera omonima, fa riferimento a tale leggenda.
Nell’antica tradizione cristiana relativa ai riti funebri, il becchino si recava nella casa del defunto e poneva sul suo capo una corona di foglie e fiori o di bacche e rami, a seconda della stagione, come efficace viatico per l’Aldilà.
Attenzione: gli impieghi farmaceutici, fitoterapici ecc. sono riportati a scopo meramente informativo; si declina pertanto ogni responsabilità sugli utilizzi a scopo curativo, cosmetico, alimentare ed altri.