Rubus ulmifolius Schott
Fam. Rosaceae
Rovo comune
Foto Mario Gottardi
Scheda botanica a cura di M. Gottardi
Arbusto caducifoglio monoico, con fusti sarmentosi, striscianti, arcuati, lunghi 1.5-3 m ca., scanalati, provvisti di corte ma robuste spine diritte o uncinate.
Le foglie sono palmate, con bordo seghettato, di colore verde scuro opaco nella pagina superiore, più chiare e tomentose sotto, simili a quelle dell’Olmo, da cui il nome specifico.
I fiori, riuniti in dense pannocchie, sono ermafroditi ed attinomorfi, rosati o, più raramente, bianchi, con 5 sepali verdastri, 5 petali ovali e molti stami.
Le infruttescenze, dapprima rossastre, poi nere e lucide, sono formate da molte piccole drupeole e maturano in agosto-settembre.
E’ una specie comunissima, distribuita un po’ ovunque, il cui areale si estende dall’Europa occidentale e centro-meridionale, all’Africa settentrionale; in Italia è presente in tutto il territorio.
Il Genere Rubus comprende circa 2000 specie, di cui almeno una quarantina presenti in Italia, quasi tutte impossibili a determinarsi in natura.
Il Rovo comune è una pianta rustica, molto invadente, che tende a colonizzare con grande facilità boschi e terreni incolti. Forma spesso cespuglieti impenetrabili, in cui trova rifugio l’avifauna.
In primavera si possono raccogliere i teneri germogli e, dopo averli spellati, cucinarli come gli asparagi o friggerli, dopo averli passati in pastella.
Con le foglie un tempo si preparavano decotti per facilitare la diuresi.
Ma le parti più apprezzate della pianta sono le infruttescenze, le “more”, contenenti rilevanti quantità di vitamina A e C, dal sapore asprigno-acidulo, con cui si possono confezionare sciroppi, gelatine e conserve.
Il roveto è un ostacolo impenetrabile, per cui spesso è associato ad uno scenario di morte simbolica; tale simbolismo negativo è stato inoltre spesso rappresentato nell’iconografia rinascimentale, dove il Rovo evoca tutti i vizi.
Anche la Bibbia cita spesso il Rovo in forma allegorica. Ad esempio nell’Esodo l’Angelo del Signore appare a Mosè in un roveto ardente, che però non si consuma. L’immagine di tale roveto ha ispirato nella cristianità il simbolo dell’Immacolata Concezione, raffigurata più volte con il Bambino, in un roveto ardente
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