Rosa canina L.
Fam. Rosaceae
Rosa canina, Rosa selvatica
Foto Mario Gottardi
Scheda botanica a cura di M. Gottardi
Arbusto monoico, caducifoglio, a portamento cespuglioso, alto fino a 2-3 m, con rami crescenti disordinatamente, con corteccia prima verde, poi bruna e con robuste spine arcuate, rossastre.
Le foglie sono formate da 2-3 paia di foglioline lunghe 1.5-4 cm, ellittico-ovoidi, ad apice acuto, con margine seghettato, appena pubescenti.
I fiori sono ermafroditi ed attinomorfi, isolati o riuniti in corimbi di pochi esemplari; hanno corolla bianco-rosata, sepali laciniati, numerosi stami con antere gialle e più stili pelosi riuniti a formare una colonnina.
I cinorrrodi (falsi frutti) sono subglobosi, ovoidi o piriformi, lisci, grandi 2-2.5 cm, rossi in autunno, a piena maturità.
E’ una specie eliofila, mesofila o mesoxerofila, adattabile a diversi tipi di terreno; poco frequente nei boschi, se non nelle radure, predilige gli spazi aperti e tende ad invadere coltivi e pascoli abbandonati.
E’ diffusa in Europa, Asia occidentale e centro-meridionale e Nordafrica; in Italia è presente in tutte le Regioni, dalla pianura fino a 1500 m di quota ca..
La Rosa canina è la più comune fra le specie italiche e presenta molteplici forme geografiche. Viene utilizzata come portainnesto di numerose varietà coltivate, nonché per formare siepi, o anche per ornamento in giardini rustici.
E’ una pianta antichissima e già precocemente apprezzata: in base ai reperti archeologici rinvenuti su palafitte svizzere è stato accertato che essa era conosciuta già dall’Età della pietra.
Il nome specifico canina deriverebbe secondo alcuni da un’antica credenza, secondo la quale le sue radici sarebbero efficaci per curare la rabbia provocata dal morso dei cani. Ma la pianta, più in generale, era considerata una specie di antidoto contro ogni specie di malattia: in Germania si credeva che, mangiando un frutto durante la notte di Capodanno, si restasse immunizzati contro qualsiasi tipo di infezione. E’ comunque bene togliere le setole interne, se si vogliono mangiare i frutti crudi, perché sono molto irritanti per l’intestino.
La Rosa canina, fin dal tempo del Re inglese Enrico VII (1485-1509), che adottò la Rosa come emblema ufficiale dei Tudor, è stata il simbolo della monarchia britannica e dell’Inghilterra stessa. E’ perciò curioso che, pur essendo l’antenata delle Rose coltivate, sia stata definita “canina”, che significa anche di nessun valore.
Per il mondo cristiano la Rosa testimonia l’amore infinito del Redentore e l’eterna riconoscenza dell’uomo. E’ simbolo del Segreto, perché i petali nascondono la sua parte più intima, e Rose erano scolpite nei confessionali e nelle sale riservate agli affari di Stato.
La Rosa, regina dei fiori, è stata decantata in poesie e canzoni e riprodotta in innumerevoli dipinti ed elementi architettonici, soprattutto di epoca cristiana. E’ anche il simbolo dell’Effimero, sia della bellezza che della vita.
E’ ritenuta il “brutto anatroccolo”della Famiglia delle Rosaceae: non ha né la bellezza, né il profumo di quelle selezionate, ma notevoli sono le sue proprietà salutari e cosmetiche.
I frutti, raccolti dopo le prime gelate, sono utilizzati soprattutto per produrre ottime marmellate, ricche di vitamina C; sono inoltre astringenti, antianemici, depurativi ed usati nelle terapie delle avitaminosi e negli stati astenici.
Anche dai fiori si possono ottenere marmellate di gusto molto gradevole ed infine con essi si prepara la famosa “Acqua di Rose”, ottenuta lasciandoli in infusione nell’acqua per un mese.
Attenzione: gli impieghi farmaceutici, fitoterapici ecc. sono riportati a scopo meramente informativo; si declina pertanto ogni responsabilità sugli utilizzi a scopo curativo, cosmetico, alimentare ed altri.