Ranunculus ficaria L.
Fam. Ranunculaceae
Favagello
foto L. Agostinelli
Scheda botanica a cura di Mario Gottardi
Pianta erbacea perenne, alta fino a 30 cm, con numerose radici tuberose, bianche e fusiformi, e fusti ascendenti od eretti.
Le foglie basali, disposte a rosetta, sono carnose, lungamente picciolate, di forma ovale o cordata, con bordo angoloso; quelle del fusto sono più piccole, con picciolo più corto, ed a volte presentano piccoli bulbi ascellari, con funzione riproduttiva.
Le superfici fogliari sono lucide e glabre, di colore verde intenso, talvolta con una macchia porpora alla base.
I fiori sono solitari, ermafroditi ed attinomorfi, lungamente picciolati, con peduncolo che si origina in corrispondenza delle ascelle fogliari; hanno un calice formato da 3 sepali ellittici, una corolla con 6-8 (12) petali oblungo-lanceolati, di colore giallo intenso e lucente, e molti stami. La fioritura avviene da gennaio a maggio.
I frutti sono piccoli acheni pubescenti.
E’ una pianta relativamente igrofila, che vegeta nei boschi di latifoglie, lungo i fossi ed i canali, nei campi, ai bordi delle strade, dalla pianura fino a 1300 m di quota ca. In Italia è presente in tutte le Regioni.
Il Favagello appartiene alla Famiglia delle Ranuncolaceae, Famiglia molto ampia, che comprende circa 1500 specie. Molte di esse producono anche splendidi fiori, come gli Anemoni, le Aquilegie, gli Aconiti e gli stessi Ranuncoli.
E’ tra i più precoci fiori spontanei e spesso in primavera adorna i boschi, formando larghe chiazze dorate. Il poeta inglese William Wordsworth ne era così affascinato, che dedicò loro una poesia.
I piccoli bulbilli posti alle ascelle delle foglie hanno, come detto sopra detto, una funzione riproduttiva; essi infatti si distaccano facilmente e, trasportati dall’acqua, germinano con facilità, dando origine a nuove pianticelle (diffusione idrocora).
Il nome specifico “ficaria” deriva dalla forma dei tuberi radicali, simili a piccoli fichi.
Il Favagello è considerata una pianta commestibile, di cui si utilizzano le foglie ed i boccioli fiorali crudi nelle insalate miste, raccolti prima della fioritura, perché durante o dopo di essa si sviluppano sostanze velenose, in particolare la protoanemonina, che possono provocare seri inconvenienti. Anche i tubercoli radicali sono commestibili e possono essere consumati come la Patate, dopo averli sottoposti a cottura prolungata, mentre i boccioli possono anche essere conservati sotto aceto e trattati come i Capperi. Si sconsiglia tuttavia l’uso a scopo alimentare del Favagello, perché tutte le Ranuncolaceae contengono allo stato fresco sostanze chimiche velenose. Anche i bovini ne risentono, tanto che evitano di mangiarne; con l’essiccamento le sostanze velenose si degradano e gli animali possono cibarsene tranquillamente.
Un tempo il Favagello veniva utilizzato per le sue proprietà vescicatorie e rubefacenti, ma tali pratiche sono state abbandonate, perchè pericolose e superate dalle moderne terapie, più sicure ed efficienti. In passato si riteneva che i fiori, posti in un sacchetto appeso al collo, facessero guarire dalla pazzia.
Attenzione: gli impieghi farmaceutici, fitoterapici, ecc., sono riportati a mero scopo informativo; si declina pertanto ogni responsabilità sugli utilizzi a scopo curativo, cosmetico, alimentare ed altri.