Quercus cerris L.
Fam. Fagaceae
Cerro
Foto M. Gottardi
Scheda botanica a cura di M. Gottardi
Albero caducifoglio, alto fino a 25-30 (40) m, con chioma ampia, ma rada e stretta, tronco diritto e corteccia grigia e screpolata in placche, fra le quali si nota il felloderma sottostante rossastro.
Le foglie sono alterne, lunghe 8-10 cm, larghe 4-6 cm, con morfologia eterogenea, ma solitamente di forma ellittica o lanceolata; sono coriacee, ruvide su entrambe le facce, pubescenti da giovani, poi glabre e lucide nella pagina superiore, peduncolate, profondamente incise, con lobi stretti più o meno triangolari, mucronati.
Gli amenti maschili sono gialli e penduli; i fiori femminili sono piccoli, isolati o riuniti a gruppi di 2-5.
Le ghiande sono ovoidi, piuttosto grandi, lunghe fino a 3 cm, e sono parzialmente ricoperte da una cupola a squame lunghe 2 cm ca, patenti e subulate, di aspetto tipicamente arricciato.
Si tratta di una Quercia facile da riconoscere per la morfologia fogliare e delle cupole. E’ specie mesofila, che predilige i suoli argillosi, marnoso-arenacei o tufacei lievemente acidi e che non teme i ristagni di acqua; terreno d’elezione è quello vulcanico.
E’ diffusa in Europa orientale e meridionale, ed in Italia è presente in tutte le Regioni, esclusa la Sardegna, specialmente sull’Appennino, mentre è rara in pianura padana e lungo l’arco alpino. La fascia vegetazionale del Cerro solitamente è posta al di sopra di quella Roverella, con limiti altitudinali intorno a 1200 (1500) m.
Forma boschi puri o misti con altre latifoglie (Leccio, Roverella, Castagno, Acero, Carpino, Faggio). Spesso le cerrete sono ceduate, sfruttando la rapida crescita dei giovani esemplari.
Il legno del Cerro, di colore rosato con sfumature violacee, è duro, ma molto poroso, di difficile lavorazione e poco resistente all’umidità, se non previamente trattato; il legname migliore è quello proveniente dalle Regioni meridionali; viene utilizzato per farne traversine, doghe, pali, ecc., oppure viene impiegato come combustibile.
Le ghiande sono molto ricche di tannini, quindi di sapore amaro e poco appetite dai suini.