Punica granatum L.
Fam. Punicaceae
Melograno
Foto Mario Gottardi
Scheda botanica a cura di M. Gottardi
Pianta monoica, caducifoglia, a portamento arbustivo, talvolta arboreo, alta 1-5 (8) m, con rami spesso spinescenti, tronco contorto, corteccia che si desquama in lamine.
Le foglie sono brevemente picciolate, ovato-lanceolate, lucide e glabre, di colore verde intenso.
I fiori sono sessili, ermafroditi ed attinomorfi, con calice rosso e carnoso e corolla vistosa, formata da 5-8 petali di color rosso corallo, rosso-arancio; gli stami sono molto numerosi, con antere gialle.
Il frutto è una bacca grande quanto una mela, con un involucro coriaceo, giallastro, contenente numerosi semi con polpa esterna gelatinosa, di sapore acidulo; matura in settembre-ottobre.
E’ una pianta rustica, ma di bell’aspetto, originaria dell’Asia sud-occidentale, nota sin dall’antichità e coltivata per il sapore molto gradevole dei suoi frutti e per ornamento. Gradisce il clima mite, le posizioni soleggiate e non abbisogna di cure particolari. Si riproduce, oltre che per seme, anche per talea e polloni. In Italia è presente in tutto il territorio, entro l’area della Vite.
I semi del Melograno, succosi e dal gusto asprigno, si prestano ottimamente per fare marmellate, sciroppi, liquori, gelatine, ecc.
Plinio chiamava il Melograno “Malus punicum”, alludendo ad una probabile origine fenicia; il termine granatum si riferisce invece sia alla presenza nel frutto di numerosi semi, sia al colore degli stessi (color granata).
Le proprietà medicinali di questa pianta sono note sin dai tempi antichi. Si usavano infatti le radici, cotte nel vino, come vermifugo, mentre Ippocrate consigliava l’uso di foglie e buccia per combattere la dissenteria. La corteccia inoltre veniva impiegata contro le febbri malariche e l’itterizia ed infine il decotto del pericarpo era indicato per sciacqui orali antiemorragici e per il mal di denti.
Ma fu soprattutto il sapore gradevole del succo dei semi ad essere apprezzato, sia per la preparazione di bevande fresche e dissetanti (le cosiddette “granatine”), sia per guarnire piatti di carne.
Il Melograno è raffigurato in tombe egizie risalenti al 2500 a.C. ed è citato in iscrizioni di Tutmosi e Ramses II. Viene ricordato dalla Bibbia come simbolo di Fecondità e Ricchezza; Cirene lo scelse ad emblema della città per ricordare che solo con la concordia e la collaborazione la società poteva raggiungere il benessere, mentre i Romani lo elessero a simbolo di Amicizia e Democrazia.
Anche il Cristianesimo vide nella melagrana il simbolo del Vivere perfetto, ed in epoca rinascimentale essa compare in numerose pitture, fra le quali celebre è la “Madonna della melagrana” di Botticelli, oggi conservata agli Uffizi.
Attenzione: gli impieghi farmaceutici, fitoterapici ecc. sono riportati a scopo meramente informativo; si declina pertanto ogni responsabilità sugli utilizzi a scopo curativo, cosmetico, alimentare ed altri.