Portulaca oleracea L.

Portulaca oleracea L.

Fam. Portulacaceae

Porcacchia, Porcellana

Portulaca oleacera

Portulaca oleacera fiori

Foto Mario Gottardi

Scheda botanica a cura di M. Gottardi

Pianta erbacea annuale, molto ramosa, alta 10-40 cm, grassetta e carnosa in ogni parte, con fusti prostrati, diffusi, spesso rossastri.

Le foglie sono sessili, ovate o spatolate, larghe fino a 1.5 cm, opposte in basso, alterne a metà fusto, verticillate in alto, succulente, con facce lucide e glabre di colore verde intenso.

I fiori si aprono solo al mattino con tempo soleggiato; sono piccoli, gialli, solitari o riuniti a gruppi di 2-5 in corrispondenza delle ascelle delle ramificazioni. La fioritura avviene fra giugno ed agosto.

I frutti sono piccole capsule fusiformi od ovoidi, che si aprono a maturità, perdendo la parte superiore e liberando numerosi piccoli semi neri e lucenti.

E’ una specie probabilmente di origine asiatica, largamente diffusa in Europa centro-meridionale, che si propaga con grande facilità; ama il clima temperato-caldo e cresce su suoli pesanti, nei campi, negli orti, a volte infestando le colture, ma anche negli incolti, negli ambienti ruderali e presso le abitazioni, dalla pianura fino a 1000 (1500) m di quota ca.. In Italia è presente ovunque.

Il nome del genere deriva dal latino Portula = “Piccola porta”, con riferimento al modo con cui si apre la capsula, simile ad una pisside.

La Porcacchia è una pianta commestibile, talvolta coltivata come ortaggio (subspecie sativa). Può essere consumata cruda in insalata, insieme a Pomodori, Porri e Cipolle, oppure utilizzata per preparare frittate e minestre, o infine lessata ed insaporita in padella con aglio ed acciughe.

I rametti più teneri, tagliati a pezzetti, possono anche essere conservati sotto aceto e trattati come i Capperi.

La Porcacchia è ricca di minerali di ferro e di vitamina C e possiede moderate virtù curative, diuretiche, depurative e rinfrescanti. Proprio per il suo alto contenuto in vitamina C veniva consumata dalla popolazione come antidoto allo scorbuto.

In Cina è impiegata come febbrifuga, antidiarroica e disinfettante delle vie urinarie, mentre in Indonesia la si utilizza per curare i disturbi cardiaci, gli affanni respiratori e le malattie della pelle.

Il ritrovamento di semi di Porcacchia nei siti archeologici romani ne confermerebbe l’uso già a quel tempo.

Secondo un’antica credenza, riportata nei libri scritti nel XVIII secolo da Padre Louis-Mary Sinistrati d’Ameno, con la Porcacchia, il Loto, il Rabarbaro, la Mandragora ed il Giusquiamo vennero realizzati 3 fasci, che servirono a scacciare definitivamente il demonio che si era impossessato dell’anima di un uomo. Per riuscire a liberare l’indemoniato, i tre fasci vennero posti uno dentro la camera, un altro fuori della stessa e l’ultimo all’esterno della casa. Il demonio apparve, senza però più riuscire ad entrare dentro l’abitazione.

Attenzione: gli impieghi farmaceutici, fitoterapici ecc. sono riportati a scopo meramente informativo; si declina pertanto ogni responsabilità sugli utilizzi a scopo curativo, cosmetico, alimentare ed altri.

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