Picris echioides L.
Fam. Asteraceae
Aspraggine
Foto Mario Gottardi
Scheda botanica a cura di M. Gottardi
Pianta erbacea annuale, laticifera, alta 40-90 cm, con radice fittonante e fusti ascendenti, arrossati, ramosissimi. Tutta la pianta si presenta sub-spinosa per la presenza di caratteristiche setole rigide a forma di ancora.
Le foglie basali, lunghe 10-22 cm, sono spatolate, con picciolo alato e bordo seghettato, qua e là con grosse verruche biancastre; le foglie cauline sono più piccole, lanceolate, lunghe 4-7 cm, semiamplessicauli per 2 orecchiette basali, con lamine ancor più verrucose di quelle basali.
I fiori sono tutti ligulati, con ligule gialle, venate di rosso-violetto nella parte inferiore e dentellate all’apice. Sono riuniti in capolini corimbosi, di 1.5 cm di diametro, avvolti in basso da squame disposte su 2 serie: quelle esterne sono cordate, quelle interne sono lineari, formanti un involucro cilindrico. La fioritura si prolunga da giugno ad agosto.
I frutti sono piccoli acheni fusoidi, striati trasversalmente, con un lungo becco filiforme, portante all’apice un pappo di peli piumosi.
Si tratta di una specie molto comune, a distribuzione Euri-Mediterranea, che cresce presso le siepi, ai bordi delle strade, presso ruderi e macerie, negli incolti e nei pascoli aridi, dalla costa fino a 1300 m di quota ca.. In Italia è presente in tutte le Regioni, ma è rara al Nord.
Il nome del Genere Picris, termine con cui Plinio indicava la cosidetta “Lattuga amara”, significa per l’appunto “Amaro”, e si riferisce al sapore del latice, che esce abbondante dal fusto spezzato. Il nome specifico echioides indica invece la ruvidità delle superfici fogliari, ruvidità dovuta alla presenza di numerosi peli ispidi e rigidi, con 2-3 uncini all’apice.
Nonostante l’aspetto poco appetibile, l’Aspraggine era un tempo molto usata a scopo commestibile, bollita o anche conservata sotto aceto. E’ molto comune nelle Regioni meridionali, mentre si presenta sporadicamente al Nord, in stazioni ruderali ed in generale laddove non venga soppiantata dalla concorrenza della vegetazione indigena; ciò fa ritenere che essa si sia diffusa colà, introdotta insieme alle sementi delle piante foraggere.
Una pianta simile, da considerare non commestibile per la tenacità delle foglie (è utilizzata per l’alimentazione di animali da cortile), è l’Aspraggine comune (Picris hieracioides), che si distingue per le brattee dei capolini, più piccole e strette e coperte di peli nerastri.
In cucina l’Aspraggine si usa da sola o mescolata ad altre verdure selvatiche crude in insalate, cui conferisce un ottimo gusto. Qualora però si presentasse eccessivamente setolosa, è preferibile mangiarla lessata insieme alle Patate, o saltata in padella.
La pianta si raccoglie, prima della fioritura, spiccandola al colletto, in modo che possa rigermogliare; è quindi disponibile per il consumo per gran parte dell’anno, in autunno, inverno e primavera.
Attenzione: gli impieghi farmaceutici, fitoterapici ecc. sono riportati a scopo meramente informativo; si declina pertanto ogni responsabilità sugli utilizzi a scopo curativo, cosmetico, alimentare ed altri.