Myrtus communis L.
Fam. Myrtaceae
Mirto, Mortella
foto L. Agostinelli
Scheda botanica a cura di Mario Gottardi
Arbusto sempreverde, talvolta piccolo albero, alto 0.8-5m, molto ramificato sin dalla base, con rami opposti, con corteccia grigia, rosea o rossastra nei giovani rametti, desquamata longitudinalmente in fascetti fibrosi, con profumo aromatico resinoso.
Le foglie sono di colore verde scuro, semplici, opposte, o verticillate, subsessili, glabre, lucide e coriacee, di forma ellittica o lanceolata, a margine intero, con ghiandole puntiformi traslucide, lunghe 2-3 cm e larghe circa 1 cm.
I fiori, dal profumo intenso, sono ermafroditi ed attinomorfi, solitari o appaiati alle ascelle fogliari, lungamente peduncolati; il calice è formato da 5 sepali ovato-acuti e la corolla da 5 petali bianchi subrotondi; gli stami sono numerosi, a filamenti sottili. La fioritura avviene fra maggio e luglio.
Il frutto è una bacca ovoidale o subsferica, pruinosa, blu-nerastra a maturità. La maturazione avviene in autunno.
E’ una tipica pianta sclerofilla sempreverde, termofila, xerofila ed eliofila, tipica componente della macchia mediterranea, della quale caratterizza gli aspetti più aridi; è specie guida del Myrto-Lentiscetum, associazione formata da Mirto, Lentisco, Fillirea e Oleastro. Resiste bene ai venti e all’aerosol marino e si adatta a diversi tipi di terreno, anche se predilige quelli sabbiosi. E’ diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo; in Italia è presente lungo le coste, con preferenza per quelle occidentali, in Liguria, Emilia, Venezia Giulia e in tutte le Regioni centro-meridionali fino a 500 m di quota ca; è anche coltivato per abbellimento di parchi e giardini.
Il Mirto è ricco di terpeni, che gli conferiscono il tipico profumo. E’ utilizzato nel settore della cosmetica per la produzione di saponi e della cosiddetta “Acqua degli Angeli” e nella medicina tradizionale per le sue proprietà aromatiche, astringenti, balsamiche e rinfrescanti.
In cucina si utilizzano le foglie per aromatizzare piatti di carne, pesce, insaccati ed olive.
Dalle bacche, poste in infusione alcolica, si ricava il famoso “liquore di Mirto”.
In epoca romana se ne ricavava una bevanda alcolica (vinus myrtites) e le bacche venivano utilizzate per aromatizzare le pietanze al posto del pepe, che era molto costoso.
Le radici e la corteccia vengono utilizzate nell’industria conciaria, mentre il legno, duro e compatto, si presta per lavorazioni al tornio.
Il termine popolare “Mortella” deriva da “Mortadella”, perché col Mirto si aromatizzava questo tipo di salume.
Anticamente il Mirto veniva bruciato nei templi, insieme ad altre erbe aromatiche come il Timo ed incensi, per prevenire la diffusione di malattie contagiose e pestilenze; era sacro a Venere e Bacco ed era considerato simbolo di Eroismo, Onore e Bellezza; nel foro romano un’antica ara era consacrata a “Venere mirtea”.
Attenzione: gli impieghi farmaceutici, fitoterapici, ecc., sono riportati a mero scopo informativo; si declina pertanto ogni responsabilità sugli utilizzi a scopo curativo, cosmetico, alimentare ed altri.