Larix decidua Miller
Fam. Pinaceae
Larice
Fiori foto L. Agostinelli
Aspetto invernale foto Mario Gottardi
Scheda botanica a cura di M. Gottardi
Albero monoico, deciduo, alto fino a 35 (50) m, con chioma rada e leggera, allungata e piramidale, rami flessuosi e penduli, corteccia ispessita (fino a 10-20 cm), bruno-grigiastra con sfumature rossastre, profondamente fessurata, desquamante a piastre. I rami di primo ordine sono grossi e lunghi, ricurvi verso il basso e ascendenti nell’ultimo tratto; quelli del secondo ordine sono invece sottili, flessuosi e penduli.
Gli aghi sono corti e morbidi, di colore verde chiaro brillante, giallo oro in autunno, riuniti a ciuffi di 20-30 su brachiblasti brevi, cilindracei.
I coni maschili sono globulosi, grandi 1 cm ca., di colore giallo zolfo; i giovani coni femminili sono piccoli eretti, color rosso-porpora. L’impollinazione è anemogama.
Le pigne sono grandi 3-5 cm, ovoidi, con squame coriacee, ma non legnose; permangono sui rami per diversi anni.
I semi sono piccoli, alati; la disseminazione è anemocora, ma talvolta avviene per il tramite di animali selvatici come picchi e scoiattoli
Il Larice è una specie pioniera, eliofila, a rapida crescita e molto longeva, potendo raggiungere i 500 (1000) anni di età, che vegeta in aree a clima continentale, in luoghi asciutti e soleggiati, su suoli freschi, profondi e ben drenati, da (700) 1200 a 2000 (2300) m di quota. Forma consorzi puri oppure misti con Pecci, Faggi, Abeti bianchi. In Italia è rinvenibile allo stato spontaneo lungo tutto l’arco alpino; si spinge fino a quote molto elevate, laddove cessa il bosco ed iniziano la brughiera e la prateria alpina; qui si trovano vecchi esemplari isolati che rappresentano, a tali quote, unitamente a Pinus cembra L., le uniche specie arboree presenti.
Il Larice è facilmente distinguibile da altre conifere per la sua chioma diradata e di colore verde smeraldo in primavera, poi verde scuro, ma sempre più chiara rispetto a quella di Pini e Pecci, ma soprattutto perché in autunno gli aghi diventano di colore giallo dorato, per poi cadere al suolo.
Probabilmente il Larice è originario dell’Europa del Nord e della Siberia, poi il suo areale si è esteso verso Sud in concomitanza con l’ultima glaciazione, quella del Wurm; successivamente si è di nuovo ritirato verso Nord, rimanendo però, quasi come vegetazione relitta, nelle nicchie ecologiche adatte.
Il Larice ha un durame particolarmente compatto, resistente agli agenti atmosferici e di una gradevole tonalità rossiccia; inoltre è facilmente lavorabile, per cui è particolarmente apprezzato in falegnameria, sia per interni che per esterni. Frequentemente si possono osservare nei paesi alpini i tetti ricoperti di tegole di legno, dette “scandole”, ricavate per l’appunto da legno di Larice. Anche le travature erano realizzate con questa essenza, perché molto durevoli e inattaccabili da tarli e altri parassiti. Trova inoltre impiego per staccionate, palerie, per la realizzazione di barriere antivalanga, ecc.
Dalla resina del Larice si ricava la trementina, utilizzata nel settore delle vernici, mentre dalla corteccia si estraggono sostanze tanniche.