Laburnum anagyroides Medik.
Fam. Fabaceae
Maggiociondolo
foto L. Agostinelli
Scheda botanica a cura di M. Gottardi
Albero, talvolta arbusto, alto fino a 12-15 m, con tronco spesso contorto, chioma espansa, rami giovani pubescenti, corteccia verdastra o grigio-bruna, lenticellata, liscia, poi fessurata.
Le foglie sono caduche, lungamente picciolate, alterne, trifogliate, con foglioline ellittiche lunghe 3-5 cm, grigio-verdi e glabre nella pagina superiore, glauche e pubescenti in quella inferiore.
I fiori sono papilionacei, gialli e profumati, con petalo superiore più grande e screziato di rosso e carena curva, rostrata; sono riuniti in racemi penduli lunghi 10-30 cm e fioriscono fra maggio e giugno.
Il polline non può fertilizzare le parti femminili dello stesso fiore a causa della
particolare morfologia della corolla, evitando così l’autoimpollinazione.
I frutti sono legumi tomentosi, lunghi 4-8 cm, prima verdi, poi nerastri, deiscenti, contenenti piccoli semi neri.
Il Maggiociondolo è una pianta eliofila e mesofila, che cresce nei boschi di caducifoglie, quali in particolare quelli di Carpino, Quercia e Castagno. E’ diffuso in Europa sud-orientale, ed in Italia è presente in tutte le Regioni, escluse le Isole, ad altitudini comprese fra 300 e 800 m di quota. Non di rado viene coltivato in parchi e giardini, ma va sottolineata la pericolosità di questa pianta, molto velenosa a causa della presenza, specialmente nei semi, di alcaloidi molto potenti che paralizzano i centri nervosi.
Il durame di questa pianta è bruno scuro bronzeo, durissimo e resistente, tanto da essere denominato falso ebano ed impiegato per lavori al tornio, di ebanisteria e intaglio.