Humulus lupulus L.

Humulus lupulus L.

Fam. Cannabaceae

Luppolo

Humulus lupulus

 Humulus lupulus fiori

Foto Mario Gottardi

 

Scheda botanica a cura di M. Gottardi

Pianta dioica, perenne, con grosso rizoma carnoso, da cui in primavera si sviluppano fusti erbacei, lunghi diversi metri, che si attorcigliano e si aggrappano ai sostegni mediante le spine di cui sono dotati.

Le foglie sono picciolate, con peduncolo peloso; sono di forma palmato-lobata, con apice acuto e bordo dentato, tranne quelle terminali che sono cuoriformi. I fiori maschili hanno 5 petali bianco-giallastri e 5 stami, e sono riuniti in pannocchie apicali.

I fiori femminili, crescenti su piante diverse, hanno un perigonio ad orciolo, un ovario con 2 stimmi lunghi e pelosi, e sono riuniti in amenti ovoidali, penduli, di colore verde chiaro, formati da brattee papiracee disposte in modo da formare un cono.

I frutti sono acheni subrotondi grigi, avvolti da brattee concresciute, con superficie tappezzata da ghiandole secernenti una sostanza resinosa gialla.

E’ una pianta che vegeta nei boschi umidi, nelle boscaglie ripariali, nelle siepi, nelle campagne, a volte invadente, dalla pianura fino a 600 m di quota ca. In Italia è presente nelle Regioni centro-settentrionali.

Il nome del Genere deriva dal latino “Humulus”, diminutivo di “Humus”, con il significato di “Terra”, perché la pianta, senza un sostegno, si stende al suolo. “Lupulus” è il diminutivo, sempre in lingua latina di “lupo”, perché la pianta è talmente pericolosa per le altre, da essere paragonata ad una belva feroce. Plinio chiamava il Luppolo “Lupo dei salici”, poiché aveva notato come esso si arrampica su questi alberi, prosciugandoli della loro linfa vitale e facendoli seccare in breve tempo.  

Il Luppolo è una pianta commestibile. I suoi giovani germogli possono essere cucinati e mangiati, conditi con burro, poiché hanno un sapore simile a quello degli Asparagi; entrano a far parte di risotti e gustosi minestroni, da soli o insieme ad altre verdure, come ad esempio l’Ortica.

Il Luppolo contiene resine, oli essenziali, antociani, steroli e sostanze estrogene; ha proprietà aromatizzanti, amaro-toniche, calmanti, sedative ed anafrodisiache. Viene usato per combattere crampi, insonnia, nervosismo, disturbi gastrici, ecc.. L’olio essenziale è usato nella preparazione di lozioni e profumi.

Nell’antico Egitto ed in Europa, in epoca romana, il Luppolo era usato per curare le malattie del fegato, i disturbi digestivi e per purificare il sangue.

Il Luppolo però è noto soprattutto per il suo impiego nell’industria della birra, bevanda già conosciuta all’epoca dei Sumeri, nel 2500 a.C.. Le infruttescenze essiccate, messe in infusione nella birra stessa, la schiariscono, in quanto fanno precipitare le sostanze albuminose del malto, le conferiscono l’aroma piacevolmente amaro che la rendono particolarmente gradevole, ed infine ne aiutano la conservazione.

Si ritiene che siano stati i monaci francesi, già nel XIII secolo, a perfezionare questa tecnica, ma fu solo nel XVII secolo che tale procedimento si affermò in Europa centrale e venne avviata la coltivazione della pianta su larga scala.

Le primi cronache sul Luppolo in Europa risalgono al VII secolo, quando re Pipino, padre di Carlo Magno, donò all’abbazia di S. Denis, presso Parigi, le sue colture.

Il fatto che in passato il Luppolo venisse coltivato sempre vicino ai conventi, fa pensare che fossero già note le sue proprietà anafrodisiache e sedative, dovute alla luppolina, sostanza contenuta nelle ghiandole delle infiorescenze femminili.

Attenzione: gli impieghi farmaceutici, fitoterapici ecc. sono riportati a scopo meramente informativo; si declina pertanto ogni responsabilità sugli utilizzi a scopo curativo, cosmetico, alimentare ed altri.

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