Fragaria vesca L.
Fam. Rosaceae
Fragola
Foto Mario Gottardi
Scheda botanica a cura di M. Gottardi
Pianta erbacea perenne, alta 5-15 cm, con rizoma dal quale si dipartono i fusticini fioriferi e gli stoloni, aerei e striscianti, lunghi anche molti decimetri, talvolta radicanti ai nodi.
Le foglie hanno un picciolo densamente peloso; sono formate da 3 segmenti ovato-ellittici, con base acuta, apice arrotondato e bordo dentellato; la pagina superiore è di colore verde brillante, mentre quella inferiore è biancastra e pubescente.
Gli scapoli fiorali portano 1-3 fiori eretti, che si reclinano alla fruttificazione.
I fiori, provvisti di numerosi stami, hanno il calice formato da 5 sepali triangolari e la corolla composta da 5 petali bianchi; la fioritura avviene fra aprile e giugno.
I “frutti” (le Fragole), facilmente staccabili dal calice, sono in realtà falsi frutti, formatisi dal ricettacolo accresciuto, carnoso e rosso a maturità; i veri frutti sono minuscoli acheni bruno-giallastri, dall’aspetto di piccoli semi scuri, disposti in superficie.
Si tratta di una pianta diffusa un po’ ovunque, che predilige gli ambienti ombrosi, umidi e freschi, le faggete, le pinete, le abetine, fra 200 e 1900 (2400) m di quota ca.. In Italia è presente in tutte le Regioni.
Il nome del Genere deriva dal latino “Fragrans” = “Profumato”, con riferimento al delicato sapore dei frutti, mentre il nome specifico “vesca” deriva da “vescor” = “mangio”.
La Fragola faceva parte della dieta quotidiana dell’uomo sin da epoca preistorica, come testimoniano anche i reperti raccolti presso insediamenti del Neolitico.
Nel XIV secolo venne avviata la sua coltivazione in Francia, pratica che poi si estese all’Inghilterra. Da allora sono state selezionate numerose varietà sempre più produttive, ed anche alcuni tipi rampicanti per facilitare la coltivazione e la raccolta in ambienti ristretti, fino ad ottenere le odierne cultivar, che producono frutti molto grandi, ma meno saporiti di quelli selvatici.
Nel XVI secolo le si attribuirono virtù terapeutiche, come la proprietà di preservare dalla lebbra e di aumentare la fecondità delle donne.
Al di là delle varie credenze, le Fragole contengono molte sostanze utili al nostro organismo: sali minerali di fosforo, calcio e ferro, salicilato di metile, zuccheri, vitamine B1, B2 e C. Hanno proprietà diuretiche, come testimoniato anche da Linneo, che le denominò “beneficio degli dei”, perché grazie ad esse guarì da una grave forma di gotta.
Con i rizomi, inoltre, si preparavano decotti dalle virtù molteplici: sedative, toniche, astringenti, aperitive, digestive, depurative, antireumatiche ed antidiarroiche.
Le foglie hanno proprietà astringenti, antiemorragiche e cicatrizzanti; inoltre, raccolte tenere, sono utilizzabili in cucina per dare sapori nuovi e delicati a minestre e risotti, mentre, essiccate all’ombra, servono a preparare un tè molto gradevole, rinfrescante e salutare.
Ma l’uso più importante riguarda i frutti, che posseggono un elevato valore nutritivo ed hanno proprietà antianemiche ed ipotensive; con essi si possono preparare gustosissime, marmellate, gelatine, sciroppi e sorbetti. Il loro utilizzo in cucina è praticamente illimitato: si usano in risotti, frittate, minestre, salse, per accompagnare la selvaggina, ecc..
Va segnalato, come unica nota negativa, che il consumo di Fragole provoca in alcuni individui fastidiose, seppur non preoccupanti, eruzioni cutanee ed altre manifestazioni allergiche, specialmente se si consumano frutti non completamente maturi.
La Fragola di bosco è citata già nella Bibbia, nei poemi, nelle favole mitologiche e negli antichi trattati di medicina e botanica. Viene elogiata da molte fonti: Plinio la descrive come un prezioso frutto del bosco da amare e da apprezzare.
Attenzione: gli impieghi farmaceutici, fitoterapici ecc. sono riportati a scopo meramente informativo; si declina pertanto ogni responsabilità sugli utilizzi a scopo curativo, cosmetico, alimentare ed altri.