Ficus carica

Ficus carica L.

Fam. Moracee

FicoFicuscarica

foto Livio Agostinelli

Scheda botanica a cura di Mario Gottardi

Albero caducifoglio alto fino a 10 m, con corteccia liscia, di colore grigiastro-cinerognolo, con rami contorti e chioma aperta e irregolare.

Le foglie sono alterne, lungamente picciolate, grandi, molto ruvide nella pagina superiore e tomentose in quella inferiore, palmate, a 3-5 lobi e con margine intero.

I fiori sono molto piccoli, unisessuali, portati da una infiorescenza detta siconio; questo è formato da un involucro piriforme, carnoso e cavo, provvisto di una piccola apertura, in modo da permettere l’impollinazione dei fiori da parte di piccoli imenotteri. Il siconio a maturità è composto da numerosi piccoli acheni, che sono i veri frutti (e quindi il siconio si trasforma da infiorescenza a infruttescenza) ed all’esterno ha un colore variabile dal verde mela al violaceo, al nero. Gli acheni sono circondati da una polpa dolce e succulenta, che rappresenta la parte commestibile. 

La fioritura avviene 3 volte l’anno: a febbraio-marzo, a giugno-luglio e a settembre. Dopo 3-5 mesi si ha la maturazione dei frutti (fioroni a fine primavera, pedagnuoli a fine estate e cimaruoli a fine autunno).

Gli aspetti riproduttivi del Fico, riguardanti le modalità di impollinazione e fruttificazione, sono molto complessi e richiedono una lunga trattazione, che non è possibile sviluppare in questa sede. Ci si limita qui ad accennare che questi processi si incardinano su due aspetti fondamentali. Il primo consiste nel fatto che in realtà il Fico produce infiorescenze con anatomie e sessualità diverse, portate a loro volta da due distinte entità: i cosiddetti “Caprifichi” ed i “Fichi a frutti commestibili”. Questi ultimi portano 3 diversi tipi di siconi, già sopra citati: i “fioroni”, i “pedagnuoli” ed i “cimaruoli”. I Caprifichi invece sviluppano: le “mamme”, che contengono solo fiori femminili brevistili (cioè a stilo corto), i “profichi”, con fiori maschili e femminili, ed i “mammoni” con fiori maschili e femminili longistili (a stilo lungo).

Il secondo aspetto riguarda le funzioni svolte dall’insetto impollinatore, una minuscola vespa, grande quanto un moscerino: Blastophaga psenes. Fra il Fico e l’imenottero in questione si instaura una sorta di simbiosi mutualistica obbligata: da un lato il Fico offre ospitalità alla vespa, che depone le uova all’interno dei siconi e si riproduce, mentre dall’altro quest’ultima provvede alla impollinazione dei fiori femminili e quindi alla fruttificazione.

La vespa ha 3 generazioni all’anno e le tre fruttificazioni anzidette sono in sincronismo con le generazioni dell’insetto.

Il Fico è una pianta termofila e xerofila, che allo stato spontaneo vegeta in ambienti soleggiati, su terreni rupestri o sulle muraglie. E’ originario del Medio Oriente, ma poi la sua coltura è stata introdotta sin da tempi molto antichi nell’Europa meridionale. Il nome specifico “carica” fa riferimento alla Caria, Regione dell’Asia Minore. Si hanno testimonianze della sua coltivazione già dalle prime società agricole della Palestina e dell’Egitto, da dove poi si sarebbe estesa a tutto il bacino del Mediterraneo.

Le Regioni italiane a maggior vocazione produttiva sono Puglia, Calabria e Campania e, in misura leggermente inferiore anche Abruzzo, Sicilia e Lazio. La Puglia è anche la maggior produttrice di fichi secchi.

Purtroppo il Fico è insidiato da diverse malattie e parassitosi, indotte da agenti diversi, quali cocciniglie, lepidotteri, coleotteri, ditteri, funghi, batteri e virus, che possono compromettere gravemente la produzione dei frutti e l’integrità stessa della pianta.

I fichi hanno proprietà sia alimentari che officinali. Consumati da freschi sono di proverbiale dolcezza e prelibatezza e sono molto apprezzati per il loro contenuto, ricco di zuccheri e di sostanze azotate.

I fichi hanno inoltre proprietà emollienti e lassative. In alcune Regioni i fichi secchi unitamente alla Malva ed altre erbe sono impiegati per preparare decotti contro la tosse ed altre affezioni bronchiali, mentre un decotto di fichi secchi nel latte ha funzioni lassative.

Dai rametti ed altre parti della pianta, se incisi, sgorga un lattice bianco appiccicoso e irritante per le mucose; in passato veniva utilizzato per eliminare porri e verruche. Inoltre era impiegato nell’industria casearia per far cagliare il latte.

E’ diffusa la credenza che il lattice del Fico faciliti l’abbronzatura della pelle. Si tratta di una pratica assolutamente da evitare, perchè in realtà essa provoca irritazioni della pelle ed ustioni anche molto gravi. 

Attenzione: gli impieghi farmaceutici, fitoterapici, ecc., sono riportati a mero scopo informativo; si declina pertanto ogni responsabilità sugli utilizzi a scopo curativo, cosmetico, alimentare ed altri.

Impressum

Gruppo Micologico Naturalistico Ancona

Via Musone, 2/A | 60126 Torrette di Ancona AN Italia 
Tel. e fax: +39 071 883762
C.F. - 93067500426
IBAN: IT93 E080 8602 6000 0000 0093 139

Copyright © 2021 Gruppo Micologico Naturalistico Ancona. Tutti i diritti riservati.

Chi è online

Abbiamo 64 visitatori e nessun utente online

Iscriviti alla newsletter