Equisetum telmateia Ehrh.
Fam. Equisetaceae
Equiseto, Coda di cavallo
Foto Mario Gottardi
Scheda botanica a cura di M. Gottardi
Pianta erbacea perenne, con lunghi rizomi sotterranei da cui in primavera si originano dapprima i fusti fertili, alti 10-20 cm, sprovvisti di clorofilla, con guaine nerastre a 20-30 denti, ricoprenti interamente l’internodio. Sono semplici, eretti, di forma clavata, di colore verde-bruno, portanti all’apice gli sporangi a forma di spighe allungate. La sporulazione avviene fra marzo e maggio.
Successivamente compaiono i fusti sterili, verdastri, provvisti di clorofilla, costolati, con 20-40 coste, con fitte ramificazioni verticillate.
Si tratta di una pianta che vegeta nei luoghi umidi e ombrosi. E’ comune nei fossi, sulle ripe fluviali, ai margini dei prati umidi e dei campi. E’ diffuso in tutta Europa e in Italia è presente in tutte le Regioni dalla pianura fino a 1500 m di quota ca..
Il nome del Genere “Equisetum” deriva dalle parole latine “Equus” = “Cavallo” e “setula” = “setola”, con il significato di “Coda di cavallo”, denominazione ripresa dalla terminologia popolare, che si estende a tutte le specie di Equiseti. Il termine specifico “telmateja” significa invece “pianta delle paludi”.
Gli Equiseti sono piante senza fiori (Crittogame vascolari), la cui riproduzione avviene mediante spore, come succede anche nel caso dei Muschi, delle Felci e dei Funghi. Hanno un fusto articolato e costolato negli internodi, e le foglie sono minuscole e disposte in modo da formare una guaina intorno ai fusti.
La spiga portata all’apice del fusto fertile è lo “sporangio”, cioè l’organo ove si formano le spore, che poi sono disseminate ad opera del vento.
I fusti fertili sono commestibili; vanno raccolti quando sono ancora succosi e turgidi, togliendo la spiga terminale e le guaine del fusto. Si lavano con attenzione, lasciandoli immersi per qualche ora in acqua acidulata con succo di limone. Quindi si lessano e si consumano alla stessa stregua degli Asparagi.
Gli Equiseti contengono silice, sali minerali, saponine e flavonidi, acido salicilico e vitamina C.
Una delle caratteristiche fondamentali è l’elevato contenuto di silice, che conferisce loro proprietà remineralizzanti fra le più valide. Erano infatti consigliati per accelerare la guarigione delle fratture, per favorire l’elasticità dei tessuti e per la ricostituzione dell’apparato scheletrico.
Gli Equiseti hanno anche proprietà diuretiche, antiinfiammatorie, emostatiche e depurative. I fusti sterili erano usati per la cura di idropisie, disfunzioni renali e disturbi emorroidari, nonché per frenare le emorragie nasali, curare le varici e risolvere le infiammazioni della bocca e della gola.
I bagni con decotti concentrati riducono la sudorazione eccessiva dei piedi e delle ascelle, agiscono come rivitalizzanti di pelli flosce e giovano nella cura delle smagliature.
Per la forte silicizzazione dei loro tessuti, i fusti degli Equiseti vengono talvolta usati per levigare metalli, legni duri ed avorio.
Attenzione: gli impieghi farmaceutici, fitoterapici ecc. sono riportati a scopo meramente informativo; si declina pertanto ogni responsabilità sugli utilizzi a scopo curativo, cosmetico, alimentare ed altri.