Digitalis ferruginea L.
Fam. Plantaginaceae
Digitale bruna
Foto Mario Gottardi
Scheda botanica a cura di M. Gottardi
Pianta erbacea biennale o perenne, alta fino a 100-120 cm, con fusto eretto, glabro, generalmente arrossato.
Le foglie basali sono lineari-spatolate, lunghe 15-20 cm, intere, terminanti a punta acuta, con 7-9 nervi paralleli, finemente pubescenti sul bordo e nella pagina inferiore, in corrispondenza delle nervature; le foglie del fusto sono di forma analoga, ma di dimensioni progressivamente più ridotte.
I fiori hanno una corolla giallastra venata di bruno-purpureo, tubulosa, con labbro inferiore nettamente più lungo degli altri. La fioritura avviene fra maggio e luglio.
E’ una pianta che cresce, nei boschi e nelle radure boschive, da 500 a 1700 m di quota ca. In Italia è presente in tutte le Regioni centro-meridionali, ad esclusione delle isole, in Liguria ed in Emilia Romagna
Sui monti del nostro Appennino la Digitale bruna è abbastanza diffusa nei pascoli in quota, unitamente alla Digitale appenninica (Digitalis micrantha), di più piccola taglia e con fiori giallastri.
Come tutte le Digitali, è una pianta molto tossica, che contiene tra l’altro saponine ed alcuni glucosidi (digitossina e digitalina). L’avvelenamento si manifesta con inappetenza, cefalea, aritmie cardiache, vomito e delirio.
Alcune Digitali vengono spesso coltivate come piante ornamentali; fra queste meritano senz’altro un cenno la splendida Digitalis purpurea, dalla vistosa corolla rosso-porpora chiazzata di bianco, con tubo lungo fino a 3 cm, presente in natura in Italia solo in Sardegna, e la Digitalis grandiflora, con corolla gialla grande fino a 4 cm, spontanea nelle Regioni del Nord Italia.
Le proprietà della Digitale erano sconosciute ai medici dell’antica Grecia e di Roma ed anche a quelli di epoche posteriori; Dioscoride e Plinio non ne fanno cenno, così come il grande naturalista Mattioli, vissuto nel XVI secolo. Solo nel 1700 un medico inglese ne sperimentò le caratteristiche e ne divulgò le virtù, dietro suggerimento di una “vecchia delle erbe”. In seguito però cadde nel dimenticatoio, e solo nel XIX secolo ne furono riscoperte le proprietà cardiotoniche.
Il primo a scrivere delle Digitali fu Leonard Fuchs, nel 1542, nella sua Historia stirpium, dando il nome di Digitalis alle piante con i fiori rassomiglianti, per la loro forma, al ditale utilizzato dalle donne per i loro lavori di cucito.
Le Digitali più appariscenti crescono spontanee nelle Alpi, sulle montagne dell’Europa atlantica fino alla Norvegia, ed è pertanto nel Nord che sono nate leggende legate a questi bellissimi fiori; si favoleggia che le fate amino dormirvi e occorre evitare di raccoglierle in fiore per non incorrere in malie e sventure.
Attenzione: gli impieghi farmaceutici, fitoterapici ecc. sono riportati a scopo meramente informativo; si declina pertanto ogni responsabilità sugli utilizzi a scopo curativo, cosmetico, alimentare ed altri.