Cynara cardunculus
subsp. scolymus (Linnaeus) Hayek – Fam. Asteraceae
Carciofo
foto L. Agostinelli
Scheda botanica a cura di M. Gottardi
Pianta erbacea perenne, alta fino a 1.5 m ca., con rizoma sotterraneo, da cui in primavera si sviluppano i fusti.
Foglie polimorfe, lanceolate, lunghe fino a 1 (1.5) m, arcuato-patenti, intere quelle presso le infiorescenze, 1-2 pennatosette e più o meno incise quelle basali, con apice talora violaceo e spinoso, di colore verde lucido nella faccia superiore, verde cinereo e tomentose in quella inferiore.
Le infiorescenze sono capolini subsferici, conici o cilindracei, di 8-15 cm di diametro, portati da fusti robusti e carnosi, striati longitudinalmente; all’inizio l’infiorescenza è protetta da brattee involucrali disposte a embrice, inermi o con apice spinescente; i fiori sono tubulosi, di colore azzurro-violaceo.
I frutti sono piccoli acheni allungati, a sezione quadrangolare, provvisti di pappo.
La riproduzione avviene però solitamente non per inseminazione, ma per talea o tramite getti polloniferi.
La specie C. cardunculus, nettamente più spinescente, è presente allo stato spontaneo in tutte le Regioni centro-meridionali, nei pascoli magri e negli incolti, in stazioni esposte al sole, fino a 1000 m di quota ca. La subsp. scolymus la si ritrova invece solo allo stato coltivato.
La sua origine è dubbia. Secondo alcuni essa fu introdotta in Europa col nome arabo alakrshuf, per cui se ne ipotizza una origine medio orientale. Secondo altri invece risulterebbe sconosciuta agli antichi Egizi ed agli Ebrei. Secondo alcune cronache il Carciofo era noto a Greci e Romani e la domesticazione della pianta selvatica sarebbe iniziata in Sicilia.
Poiché la pianta selvatica è molto abbondante fra Civitavecchia e i Monti della Tolfa, e poichè attualmente la zona è particolarmente vocata per la produzione dei Carciofi, è anche probabile che in questa area, forse ad opera degli Etruschi, sia iniziata la sua coltivazione.
Scheda fitoterapica a cura di D. Cesaroni
Pianta erbacea, perenne, alta fino a 1,5 m.
Non esiste allo stato spontaneo.
La sua coltivazione si effettua moltiplicandolo o per polloni (getti che nascono dalla base della pianta) o per talea di un tratto di fusto provvisto di gemme.
Non necessita di particolari cure, basta un terreno ben sciolto e posizione soleggiata.In medicina si utilizzano le foglie e il rizoma, in cucina il fiore in boccio chiuso.