Carlina acaulis L.

Carlina acaulis L.

Fam. Asteraceae

Carlina

Carlinaacaulis

Foto Mario Gottardi

Scheda botanica a cura di M. Gottardi

Pianta erbacea perenne molto spinosa, a volte sessile, a volte provvista di un fusto alto fino a 30-40 cm, con radice lattiginosa, grossa e fittonante, di consistenza legnosa.

Le foglie sono generalmente tutte riunite in rosetta basale. Sono lunghe 10-20 cm, di forma oblungo-lanceolata o con profilo spatolato, molto frastagliato, con 6-8 paia di segmenti spinosi; sono glabre su entrambe le facce o un po’ ragnatelose.

I fiori sono tubulosi, ermafroditi, riuniti in un grande capolino di   8-12 cm di diametro, posto al centro della rosetta basale o all’apice del caule.

Il capolino è circondato da foglie involucrali esterne lineari e spinose e da brattee più interne argentee o di color bianco avorio, di consistenza papiracea, con funzione vessillare, che simulano la forma di una corolla. La fioritura avviene fra giugno e settembre.

I frutti sono piccoli acheni oblunghi, pubescenti, provvisti di un pappo lungo 1 cm ca..

La Carlina è una pianta che cresce nei prati, nei pascoli, negli ambienti aridi e rocciosi della regione submontana e subalpina, fino a 2000 (2500) m di quota ca., sia su terreni silicei che calcarei; è distribuita in Europa centrale ed in Italia è presente in tutte le Regioni (più frequente al Nord), ad esclusione delle Isole.

Il ricettacolo della Carlina, carnoso e consistente, è commestibile di ottimo gusto e può essere consumato sia crudo che cotto e trattato come i Carciofi. Va tuttavia precisato che si tratta di una pianta protetta a causa della raccolta eccessiva che ne è stata fatta, sia a scopo commestibile che per fare composizioni floreali di fiori secchi.

Le squame argentee che circondano il capolino sono igroscopiche e funzionano come un rudimentale igrometro naturale, in quanto si dischiudono a tempo secco, mentre si rinchiudono sul capolino tanto più quanto più aumenta l’umidità atmosferica; era usanza delle popolazioni di montagna mettere sui terrazzi dei casolari mazzi di Carline allo scopo di conoscere le previsioni del tempo.

La pianta sembra possedere proprietà antisettiche e, secondo quanto raccontato dal papa Pio II, Enea Silvio Piccolomini, il nome che le è stato attribuito trarrebbe origine dal fatto che, al tempo di Carlo Magno, sarebbe stata utilizzata per debellare la peste, con risultati miracolosi; più probabilmente però esso deriva dalla denominazione popolare “Cardelina”, poi trasformato in “Carlina”, ovvero “piccolo Cardo”.

La Carlina ha proprietà simili a quelle della Canfora e venne in passato usata dagli erboristi come antisettico.

In Sassonia era considerata un amuleto contro il malocchio e le malattie.

Attenzione: gli impieghi farmaceutici, fitoterapici ecc. sono riportati a scopo meramente informativo; si declina pertanto ogni responsabilità sugli utilizzi a scopo curativo, cosmetico, alimentare ed altri.

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