Capsella bursa-pastoris

Capsella bursa-pastoris (L.) Medicus

Fam. Brassicaceae

Borsa di pastore, Erba storna

Capsella bursa pastoris fiore

 Capsella bursa pastoris

Foto Mario Gottardi

Scheda botanica a cura di M. Gottardi

Pianta erbacea annuale, talvolta biennale, alta fino a 80 cm, con fusti eretti, generalmente glabri o poco pelosi, semplici o ramosi. Le varie parti della pianta, se stropicciate, emanano un forte odore solforato.

Le foglie inferiori, riunite in rosetta basale, sono lanceolate o spatolate, irregolarmente pennato-partite, con picciolo corto e bordo dentellato; le foglie del fusto sono sessili, lanceolate ed amplessicauli.

I fiori, riuniti in racemi allungati, sono piccoli e numerosi, ermafroditi, facilmente autoimpollinabili. Hanno 4 sepali verdi e 4 petali bianchi, lunghi il doppio dei sepali. La fioritura avviene lungo tutto l’anno.

I frutti sono siliquette appiattite a 2 valve, di forma cordata, ovvero triangolare con base cuneata ed apice incavato, portate da peduncoli patenti; a maturità si aprono liberando dalle loro logge numerosi piccoli semi bruni.

E’ una pianta probabilmente di origine mediterranea, molto comune e diffusa, addirittura invadente, che vegeta nei campi, nei giardini, negli incolti, lungo le strade, su muri e macerie, dalla pianura fino a 1800 (3000) m di quota. In Italia è presente in tutte le Regioni.

Simile a Capsella bursa pastoris è Capsella rubella, altrettanto diffusa, soprattutto nei coltivi aridi; quest’ultima si differenzia per i fiori rosei e per sfumature rossastre nel calice, nel fusto e nelle foglie.

Il nome specifico, così come quello popolare di “Borsa di pastore”, deriva dalla forma delle silique, che ricorda quella delle bisacce di pelle dei pastori abruzzesi. La stessa origine ha anche il nome del Genere Capsella, che in latino significa “Piccola borsa” o “Cofanetto”.

La forma di questa borsa è comune anche in altri Paesi europei; ad esempio nelle pitture fiamminghe spesso la si può notare, appesa alla cintura sia dei cittadini che dei campagnoli.

La Borsa di pastore fiorisce tutto l’anno, nel corso del quale si hanno più cicli di produzione dei semi, che germinano con grande facilità.

E’ una pianta commestibile, anche se non particolarmente sapida, per cui conviene utilizzarla insieme ad altre erbe, come ad esempio il Radicchio, in insalate rustiche, oppure come ingrediente di zuppe, minestroni e frittelle. Si utilizzano le foglie della rosetta basale, dal sapore leggermente salato, che possono essere raccolte tutto l’anno, prima però della fioritura, quando sono ancora tenere, altrimenti risulterebbero troppo tenaci e di sapore sgradevole.

La Borsa di Pastore contiene oli essenziali, tannini, acido fumarico e tartarico, colina, alcaloidi e glucosidi; era utilizzata in erboristeria dal tardo Medioevo fino al XVIII secolo per le sue proprietà antiemorragiche e regolatrici del flusso mestruale. Ha anche proprietà diuretiche, antidiarroiche ed antisettiche, ed un tempo era usata al posto del chinino per combattere le febbri malariche.

Il naturalista Mattioli (1500-1577) la prescriveva per uso esterno nella cura di infiammazioni, emorragie, emorroidi, varici, e come cicatrizzante e disinfettante delle piaghe.

Nell’Herbario settecentesco di Castore Durante sono descritte le medesime qualità terapeutiche, ed inoltre che “…messa nei calzari e pestata coi piedi nudi, libera il viso dal calore dorato dell’ittero”, ovvero che giova nella cura delle malattie del fegato.      

Attenzione: gli impieghi farmaceutici, fitoterapici ecc. sono riportati a scopo meramente informativo; si declina pertanto ogni responsabilità sugli utilizzi a scopo curativo, cosmetico, alimentare ed altri.

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