Barbarea vulgaris R. Br.
Fam. Brassicaceae
Erba di S. Barbara
Foto Mario Gottardi
Scheda botanica a cura di M. Gottardi
Pianta erbacea perenne, (bienne), alta 30-60 cm, con fusti eretti, striati, scanalati, glabri, ramificati in basso.
Le foglie sono verdi e lucide, quelle della rosetta basale sono picciolate, pennatopartite; le foglie cauline sono indivise, semiamplessicauli, sinuato-dentate.
I fiori, riuniti in corimbi densi, hanno la corolla formata da 4 petali gialli disposti a croce. La fioritura avviene fra aprile e luglio.
I frutti sono silique arcuate, a sezione quadrangolare, suberette, peduncolate, contenenti piccoli semi.
Si tratta di una specie cosmopolita, presente in quasi tutta Europa, che vegeta in ambienti umidi, sulle sponde dei corsi d’acqua, negli incolti, su terreni fangosi e alluvionali, dalla pianura fino a 1600 m di quota ca. In Italia è presente in tutte le Regioni, ad esclusione della Sardegna.
La Barbarea è una pianta commestibile, e talvolta viene anche coltivata; una volta le sue foglie, verdi e lucide, venivano consumate crude nelle insalate, costituendo una ricca fonte di vitamina C, oppure cotte in zuppe e minestre; poiché però il sapore è piuttosto amaro, essa nelle nostre zone è stata sostituita dal Crescione (Nasturzium officinale).
Un tempo questa pianta aveva qualche impiego nella medicina popolare per la cura delle ferite. Santa Barbara è la patrona degli artiglieri, minatori e cavatori, cioè di quei lavoratori che risultano esposti a pericoli di esplosioni. La denominazione scientifica e popolare “Barbarea” o “Erba di S. Barbara” la indicano come dedicata a questa Santa, perché le sue foglie venivano ampiamente utilizzate nella cura delle ferite riportate nel corso di tali attività.
Attenzione: gli impieghi farmaceutici, fitoterapici ecc. sono riportati a scopo meramente informativo; si declina pertanto ogni responsabilità sugli utilizzi a scopo curativo, cosmetico, alimentare ed altri.