Artemisia vulgaris Linnaeus
Fam. Asteraceae
Artemisia
foto Mario Gottardi
Scheda botanica a cura di M. Gottardi
Pianta erbacea perenne, con fusti eretti, rossastri, angolosi, alti fino a 1.5-2 m
e con radice fittonante.
Le foglie cauline sono alterne, pennatosette, con lobi strettamente laciniati. La pagina superiore è glabra e di colore verde scuro, quella inferiore è ricoperta da una fitta tomentosità biancastra.
I fiori sono gialli e minuscoli, riuniti in piccoli capolini, a loro volta formanti una pannocchia piramidale biancastra. La fioritura avviene fra luglio e ottobre.
I frutti sono piccoli acheni cilindracei.
Questa Artemisia è comunissima; cresce su substrati riccamente azotati, negli ambienti antropizzati, negli incolti, ai margini dei fossati, nei macereti, dalla costa fino a 1800 m. di altezza. In Italia è presente in tutte le Regioni.
Tutte le specie di Artemisia hanno un odore più o meno marcato di vermuth. Talvolta viene usata in cucina per aromatizzare le insalate, ma va tenuto presente che ha un sapore amaro.
In fitoterapia veniva impiegata per le sue proprietà toniche, aperitive e stimolanti.
Diverse specie di Artemisia sono impiegate in liquoreria per aromatizzare aperitivi e liquori. Fra queste sono particolarmente ricercate l’Assenzio (Artemisia absinthium) e il Genepì (Artemisia genepi), pianta quest’ultima che vegeta in ambienti alpini d’alta quota e con cui si prepara l’omonimo liquore.
Gli antichi Egizi ed i Greci utilizzavano questa pianta, probabilmente originaria del Medio Oriente, per le proprietà vermifughe.
L’Artemisia deve il suo nome alla dea Artemide (Diana), cui era dedicata in quanto protettrice delle donne. Il medico greco Dioscoride avrebbe per primo scoperto e divulgato le proprietà terapeutiche, in particolare in campo ginecologico. Fino al secolo scorso era usata dalle “mammane” per regolare i flussi mestruali o, a dosi elevate, per procurare aborti.
Secondo antiche credenze, l’Artemisia, così come la Lavanda, il Rosmarino, la Ruta e l’Iperico, aveva la proprietà di scacciare le streghe, le fattucchiere ed i loro malefici e per questo è annoverata fra le principali erbe dette di S.
Giovanni.
Attenzione: gli impieghi farmaceutici, fitoterapici ecc. sono riportati a scopo meramente informativo; si declina pertanto ogni responsabilità sugli utilizzi a scopo curativo, cosmetico, alimentare ed altri.