
foto M. Gottardi
La parte sotterranea è costituita da un rizoma carnoso da cui si dipartono fusti sterili e fertili. I fusti epigei sono di colore grigio-verde, ramificati in alto, con superficie scanalata e pelosa.
Le foglie sono verdi, ma assumono una tonalità grigiastra per la presenza di un fitto tomento; hanno un sapore amaro e, se stropicciate, emanano un odore forte e caratteristico, come di vermouth.
L’infiorescenza è una pannocchia di 30-80 capolini ascellari, emisferici, subsessili, penduli, composti da minuscoli fiori tubulosi di colore giallo chiaro.
I frutti sono acheni lunghi 1-2 mm, glabri ellittici, privi di pappo.
L’Assenzio è presumibilmente originario dell’Europa centro-meridionale o del Medio Oriente (era già noto agli antichi Egizi).
In Italia è stato introdotto probabilmente già in epoca preromana ed attualmente è presente su tutto il territorio nazionale, ad esclusione della Pianura Padana e delle Isole.
Cresce preferibilmente in ambiente collinare, submontano e montano, fino a circa 1000-1200 m di altitudine, su terreni aridi, asciutti e soleggiati, sia calcarei che silicei.
Viene usato come digestivo ed aperitivo ed è considerata un antisettico esterno da utilizzare su piaghe e ferite, per alcune malattie della pelle e per le punture di insetti.
Il liquore di assenzio, di colore verde, di gran moda nel XIX secolo fra gli artisti e preparato con olio di assenzio, anice, melissa maggiorana ed enula poteva causare problemi neurologici e dipendenza, se utilizzato in dosi eccessive, tanto che in Francia se ne proibì la fabbricazione ed il commercio nel 1915, ma nuovamente liberalizzato nel 2004-2005.
Normalmente si utilizzano le radici e le foglie.
Viene usato nella fabbricazione del vermouth; viene anche seccato e pressato in bastoncini cilindrici ed utilizzato nella moxibustione, pratica terapeutica di largo impiego nell’ambito della medicina tradizionale cinese.